30 volte 30. L’apocalisse ed il nocciolo della questione psichiatria in Piemonte

In seguito alla pubblicazione della Deliberazione della Giunta Regionale 3 giugno 2015, n. 30-1517 con oggetto il riordino della rete dei servizi residenziali della Psichiatria a firma congiunta degli Assessori Ferrari e Saitta, si è aperto un nuovo scenari-cavalieriio nella psichiatria piemontese. Sono divampate polemiche, si sono cercate mediazioni, chieste audizioni, prodotti documenti di ogni sorta. Infine c’è stato un ricorso al TAR che ha sospeso la delibera. Il tempo è passato gli scontri continuati. Oggi dopo più di un anno è in arrivo una nuova versione della DGR succitata. Fatte alcune modifiche di poco conto, in sostanza restano un arretramento culturale marcato e l’inizio del disfacimento del lavoro territoriale. Evocare l’apocalisse è troppo? Non crediamo soprattutto andando al nocciolo del problema. Vediamo perché. Dal greco  apó (“da”) e kalýptein (“nascosto”), il termine si può intendere come catastrofe o tragedia  ma più propriamente  indica una rivelazione,  una scoperta o il disvelamento di un mistero.

Perché tanta ostinazione in una Giunta Regionale, fatta da persone della cui onestà qui non si dubita? Perché un partito che della concertazione sociale, come il PD, ha sempre fatto un vanto, qui invece si è dimostrato restio, rigido al limite dell’arroganza?

Il parere dei tecnici, tranne quello dei funzionari regionali, è unanime e negativo, per usare un eufemismo. Dello stesso avviso il TAR piemontese, che in prima istanza ha immediatamente bloccato questo provvedimento. Possibile che siano tutti impazziti o talmente ostinati da rifiutare de facto ogni forma di confronto?

Altrettanto decisi e determinate si sono dimostrate le Associazioni di pazienti e familiari, anch’esse fra le ricorrenti.

Ora che una nuova delibera è in arrivo, così come altrettanti ricorsi – raro giuridicamente vederne così tanti in una sola regione – non possiamo esimerci dal tentare di fornire una risposta che vada oltre lo scontro o il qualunquismo.

Ometteremo quindi spiegazioni meramente economiche, presunte volontà di dare più dignità ai pazienti o mere logiche di potere, e proveremo ad andare al cuore del problema, assolvendo in primis per incapacità di intendere, “[..] –non- comprendere il significato –della portata– delle proprie azioni nel contesto in cui agisce [..] –non rendendosi- conto del valore sociale dell’atto che si compie”,  la giunta, gli assessori ed i funzionari regionali coinvolti.

Dobbiamo andare oltre le persone o i partiti e cercare di svelare lo scenario apocalittico retrostante.

Facciamo un passo indietro però. Psichiatria e Salute Mentale non sono la stessa cosa. Secondo la definizione dell’ Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), la salute mentale “fa riferimento ad uno stato di benessere emotivo e psicologico nel quale l’individuo è in grado di sfruttare le sue capacità cognitive o emozionali, esercitare la propria funzione all’interno della società, rispondere alle esigenze quotidiane della vita di ogni giorno, stabilire relazioni soddisfacenti e mature con gli altri, partecipare costruttivamente ai mutamenti dell’ambiente, adattarsi alle condizioni esterne e ai conflitti interni.” La psichiatria, branca specialistica della medicina, ne è solo uno strumento! Dovrebbe  occuparsi dello studio sperimentale, della prevenzione, della cura e della riabilitazione di chi presenta disturbi mentali. Il mantenimento e il perseguimento della salute mentali ne sono gli scopi prioritari. Solo uno degli strumenti possibili dicevamo, all’interno di una società che in qualche forma assuma, promuova e sostenga le complessità odierne del mantenersi “sani mentalmente”. Senza un movimento culturale e politico profondo Basaglia non avrebbe mai potuto esprimere a pieno il suo pensiero. Negli anni della rivoluzione manicomiale un intera società si muoveva verso i “matti”. Al di la dei giudizi storici o scientifici, furono quella combinazione sociopolitica e quello zeitgeist a permettere poi il cambiamento legislativo che ancor oggi ci invidiano in tutto il mondo, passato alla storia come Legge 180.

La forma-scienza psichiatria non può prescindere da un radicale embricamento nel sociale. Nessuna scienza è neutra per la verità  ma mentre il numero atomico dell’Ossigeno è 8, adesso come ai tempi del Nazifascismo, le scelte sulla salute mentale e quindi sui suoi strumenti, ad esempio la psichiatria, mutano con i tempi e spesso in peggio.

Sottraiamo apò da calipso ed occupiamoci dello svelamento o meglio delle rivelazioni sulla Salute Mentale. Quale cultura è sottesa oggi alle scelte politiche ed economiche in merito alla stessa? Come pensiamo al “sano” e per converso al “folle”?

O semplicemente siamo in grado di affrontare le cronicità crescenti di alcune anime lacerate? Volando ancora più basso, frega qualcosa a qualcuno dei “matti” ?

Nessuno però si permetta di dire che è una questione di priorità!! Troppo falso e comodo il dire che “non ci sono più soldi” e che “dobbiamo scegliere fra un gruppo appartamento o un trapianto di reni”. Sostenere che ci frega dei “matti” ma non possiamo fare nulla per loro, soprattutto a questo punto del ragionamento è un falso ideologico.

E pure quante volte ce lo siamo sentiti ripetere… I soldi ci sono e le Istituzioni neo-manicomiali è provato: costano di più e riabilitano di meno, quindi costano due volte.

I “pazzi” non sono più di moda e dobbiamo trovare il coraggio di dircelo. Oggi vanno come il pane i Ludopati ad esempio. Nulla da dire sulla gravità del fenomeno, ben lo conosciamo visto che 1 su 4 dei nostri pazienti ha pure quel problema.

La cosa grave però è un altra. Decine di giovani psichiatri o psicologi sono anch’essi manicomialisti in nuce. A volte senza saperlo, a volte intuendolo ma fermandosi lì, all’intuizione.

Il pensiero manicomiale mai sconfitto veramente ha ripreso vita e sì come novello  Lord Voldemort sta per re-incarnarsi in strutture e strutturette che altrove chiamammo Minicomi. Ce ne sono già diverse ed altre si costruiranno presto, statene certi.

  lord_voldemort

Gli Assessori Saitta e Ferrari cosa ne possono? Sono purtroppo solo il triste risultato di una cultura dell’alterità e della presa in carico psichiatrica territoriale in agonia se non  già morta proprio mentre stiamo scrivendo.

Siete assolti Assessori e con voi gli zelanti tecnocrati che vi suggeriscono queste delibere. Quando l’apocalisse verrà, cioè nei prossimi mesi, non sarete chiamati a giudizio in quanto vi siamo correi. Siamo tutti poco interessati ai “matti” al giorno d’oggi.

Non un giudizio divino ovviamente, per uscir dalla metafora, solo quello di un Tribunale Amministrativo perché è lì che ci troveremo ancora a perdere soldi, tempo e occasioni politiche; a pensare al dito senza guardare la luna, senza poterci dire che in fondo voi non siete la causa del problema ma solo la sua espressione. E non di necessari riordini, risparmi, accreditamenti o quello che vi pare, siete e siamo l’espressione di un società che dei “matti” non è tanto amica in questo periodo storico.

Non è un paese per “matti”  il nostro, almeno oggi.

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